A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Lorenzo De Santis, agente Fifa. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione de IlSognoNelCuore.com.
De Santis: “La definirei una bolla, come accadde per la Cina. C’erano state un paio di stagioni in cui molti calciatori, non soltanto a fine carriera ma anche nel fiore degli anni”
Come valuta l’ingresso delle risorse arabe nel calciomercato europeo?
“La definirei una bolla, come accadde per la Cina. C’erano state un paio di stagioni in cui molti calciatori, non soltanto a fine carriera ma anche nel fiore degli anni, che avevano scelto l’Estremo Oriente poiché attirati dalle finanze cinesi. La stessa cosa si sta verificando oggi con l’Arabia. Abbiamo visto la spinta del Qatar con il Mondiale. Oggi gli arabi tentano anche di portare nei propri tornei giocatori nel pieno delle proprie potenzialità, al fine di garantire una crescita tecnica al movimento. È una crescita a due fattori: quella più lenta che parte dai giovani e dalle scuole calcio; e quella che punta ai giocatori di un certo livello, tra alcuni al tramonto della carriera come Ronaldo ed altri ancora competitivi come Koulibaly. Dovranno essere fatte delle valutazioni, naturalmente. Soprattutto sull’incisività di tali risorse, che paiono arricchire le tasche dei giocatori e meno quelle elle società”
De Santis: “La distanza dalla Premier è sicuramente sostanziale e di tipo finanziario, con gli inglesi che riescono a giovare di ben maggiori risorse dai diritti televisivi”
Che cosa si può fare per implementare l’appeal del nostro campionato nei Paesi esteri?
“E’ sicuramente un problema. Basti pensare che una ventina d’anni fa eravamo il migliore torneo in Europa, mentre oggi i rapporti di forza sono evidentemente cambiati. La distanza dalla Premier è sicuramente sostanziale e di tipo finanziario, con gli inglesi che riescono a giovare di ben maggiori risorse dai diritti televisivi. Ad esso va aggiunta la possibilità, per il campionato inglese, di contare su infrastrutture e all’avanguardia e dall’accessibilità maggiormente confortevole. Inoltre, assistiamo anche all’ingresso di capitali e proprietà, in Premier, dalle capacità finanziarie sicuramente maggiori. Oltremanica arrivano sì gli arabi, ma sostanzialmente imprenditori interessati ad investire risorse importanti, e capaci di immettere cifre importanti nel mercato. In Italia, invece, complici tante situazioni – come la burocrazia – arrivano delle proprietà che mettono soldi ma che, dinnanzi ai diversi impedimenti, tendono a cedere i club dopo pochi anni. È un processo che, dunque, si interrompe. Purtroppo, non c’è una ricetta facile. È un problema che ci portiamo dietro da diverso tempo. Sono però necessarie delle misure, la differenza tra la Serie A e gli altri tornei si sta allargando. L’ultima stagione, con le tre finaliste italiane, non deve trarre in inganno”
De Santis: “Ci sono mercati e mercati. Per esempio, in Sudamerica il campionato italiano è visto con un interesse, se non maggiore uguale, a quello della Premier”
Il calcio italiano, però, non pare valere così poco come si evince dalle offerte dei broadcaster televisivi…
“Ci sono mercati e mercati. Per esempio, in Sudamerica il campionato italiano è visto con un interesse, se non maggiore uguale, a quello della Premier. C’è un certo tipo di tradizione e sentimento che fa sì che il nostro campionato abbia un appeal particolare in America Latina. È ovvio, inoltre, che se penso al campionato tedesco o spagnolo non vedo una capacità d’attrazione di gran lunga superiore. Ciò detto, andrebbero fatte delle valutazioni sulla godibilità e la qualità del nostro campionato. Anche i nomi che arrivano nel nostro Paese sono, per lo più, calciatori al tramonto o talenti in ascesa che preferiscono fiorire altrove. In questa valutazione non può non pesare anche la crisi del nostro movimento. Mi riferisco alla Nazionale, per cui sarebbe fondamentale riprendere un percorso interrotto diversi anni fa e che consentirebbe di raggiungere una nuova attrattività. All’estero ci si chiede come possa, una Nazionale come la nostra, versare in una crisi simile”
De Santis: “Sappiamo bene che di difensori ce ne sono pochi, e quelli di livello costano. Vanno riconosciuti i meriti di Giuntoli e della società, capace lo scorso anno di vendere bene e di sostituire in modo ancora migliore”
Quanto sarà difficile sostituire un calciatore come Kim?
“Sappiamo bene che di difensori ce ne sono pochi, e quelli di livello costano. Vanno riconosciuti i meriti di Giuntoli e della società, capace lo scorso anno di vendere bene e di sostituire in modo ancora migliore. Dicevamo di un calcio italiano che soffre l’assenza di proprietà in grado di investire e di vantare una visione a lungo termine. De Laurentiis, in tal senso, costituisce l’eccezione alla regola. Il patron, nel bene o nel male, ha dovuto superare diverse contestazioni, ma ha dimostrato di saper trovare sempre la soluzione. Ancora oggi, il presidente è la vera garanzia del Napoli”
De Santis: “Credo che per Osimhen valga il discorso che si fa un po’ per tutti i top player. Andrà fatta una difficilissima valutazione tra la volontà del calciatore e le offerte”
Esiste un prezzo giusto a cui vendere Osimhen o sarebbe fondamentale trattenerlo?
“Credo che per Osimhen valga il discorso che si fa un po’ per tutti i top player. Andrà fatta una difficilissima valutazione tra la volontà del calciatore e le offerte. Un prolungamento del contratto potrebbe offrire garanzie al club sul contratto, oltre che costituire una conferma implicita sul gradimento del progetto da parte dell’attaccante. Poi, ci sarà da capire bene la cifra giusta. Non è facile perché, in un mercato del genere, quando arrivano top club come le grandi spagnole o il Psg parte un’asta che pone il club azzurro dinnanzi a cifre difficili a cui rinunciare. La prima mossa da fare ritengo sia individuare, anzitempo, l’eventuale sostituto. Riuscire a cristallizzare un prezzo ben prima della cessione del nigeriano potrebbe permettere agli azzurri di evitare aumenti cospicui dei cartellini. Perché le società, consce delle eventuali nuove risorse del club dopo la partenza di Osimhen, non esiterebbero a gonfiare i prezzi. Infine, andrà valutata anche la possibilità della Coppa d’Africa, che rischierebbe di privare la squadra di calciatori importanti in una fase cruciale della stagione”
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